Venezia e l’antropocene

I libri e saggi sono scelti secondo una cronologia che non è temporale, ma che li accomuna  per un argomento o un tema percepiti da angolature multiformi..

Una guida ecocritica

A cura di Cristina Baldacci, Shaul Bassi, Lucio De Capitani e Pietro Omodeo

Editore, Wetlands,
Venezia, 2022

Per avere un comodo accesso all’acqua occorrono le scalinate.
E questo è evidente a tutti, ma chi penserebbe mai che gli organismi che si sono formati sulla superfice di questi gradini possano trattenere e trasmetterci le trasformazioni cui la Laguna è stata sottoposta nei secoli?

È soprattutto perché dovrebbe interessarci?

Perché i gradini sono un elemento architettonico fisso che permettono un’analisi comparativa di come l’intensificazione del traffico commerciale nel tempo abbia portato e riportato la presenza di nuovi organismi, piante e animali. Ma anzitutto di come il livello del mare è variato.
Le scalinate più basse che possiamo visitare a Venezia si trovano nel sestiere di San Polo e nel Sestiere di Dorsoduro. Per settecento anni queste scalinate sono state il primo e il principale punto di contatto con la Laguna. Oggigiorno sono invisibili e come tali quasi inutilizzabili (1).

Ed è qui che dobbiamo soffermarci a pensare se questi cambiamenti creati e imposti dall’Antropocene (2) a Venezia siano stati imposti anche nel resto del mondo?

Riconosco di non aver avuto la minima idea di che cosa fosse l’Antropocene, ma quando passeggiando davanti alla libreria Goldoni a Venezia mi è balzato all’occhio il libro Venezia e l’Antropocene ho capito che era di questo che dovevo parlare per iniziare il nostro blog.

Perché?

Perché l’Antropocene indica l’impatto umano nel bene e nel male sull’equilibrio del pianeta. Il termine deriva dalle parole in greco Άνθρωπος – uomo e καινός – recente. (3) In realtà non si tratta di una vera epoca geologica, ma oggi lo sta diventando in quanto l’essere umano ha influenzato fortemente l’ecosistema terrestre negli ultimi cento anni. In realtà, noi viviamo ancora nell’Olocene, ossia nel periodo in cui il clima stabilizzandosi ha permesso l’evoluzione dell’umanità.

Nel caso di Venezia l’intervento umano ha aiutato a mantenere il precario equilibrio della sua Laguna che altrimenti sarebbe diventata terra prosciugandosi o mare se allagata.
Per gli abitanti della Laguna tale incertezza li ha costretti per secoli ad intervenire su questo ambiente che è diventato Venezia, splendida ed unica.
Dall’altro canto l’uomo hatrasformato la Laguna da uno stato incontaminato ad un ambiente creato su misura per le sue esigenze, ovverossia una molestia per la flora e la fauna locali. E questo rappresenta le due facce di una stessa medaglia: la salvezza e la distruzione.
Inquietante!

Venezia e l’Antropocene segnala un nuovo punto di partenza per una pedagogia che ambisce di formare individui capaci di immaginare un futuro sopportabile per Venezia e per tutto il pianeta.
Il libro è una raccolta di saggi che compongono nello stesso tempo una guida di varie voci (4) che si propongono come uno strumento per conoscere Venezia in un modo diverso: non come un inno alla sua magnifica storia e bellezza, ma come un peculiare ecosistema a rischio.
Il libro è suddiviso in varie sezioni: Paesaggi d’acqua, Architettura, Cibo, Liberazione ecologica, Immersione e Paesaggi d’aria.

Non credo di essere in grado e neppure voglio fare una recensione di questo audace e intelligente libro. Sono piuttosto una specie di traduttore che vorrebbe sottolineare la sua importanza per incuriosire chiunque a leggerlo e per capire meglio come gli autori iniziando da Venezia indichino quanto è successo, succede e succederà al nostro pianeta nei secoli.
Perciò mi soffermo solo su qualche altro argomento per invogliarvi a leggere il libro.

Sapevate che fin dal XVI secolo la Repubblica aveva istituito il Magistrato delle acque, uno strumento amministrativo che governava le risorse idriche della Laguna e attivo fino al 2014?
Il potere di questo fondamentale organo era quasi assoluto in quanto da lui dipendeva la salute della città. Nel 1678 il Senato ha creato la nuova magistratura dell’inquisitore aggiunto il cui incarico era quello di istruire processi contro coloro che avessero arrecato danni al regime idraulico della laguna.

E tutto questo che cosa ci insegna?

Il Magistrato delle acque ci insegna che per una gestione importante delle acque, in questo caso nella Laguna di Venezia, richiede un approccio non sempre “naturale” che però ha aiutato Venezia a sopravvivere. E con questo esempio comprendiamo come la Repubblica ha saputo adattarsi a un ambiente in costante evoluzione riuscendo così a preservare artificialmente un paesaggio che era destinato a trasformarsi in terraferma o in mare.
Questo ci dice che oggi come allora bisogna gestire qualsiasi ambiente con flessibilità.

E se vogliamo un futuro migliore per noi e per il nostro pianeta ricordiamoci che Venezia è un artefatto vivente.
Un coraggioso frutto di decisioni, interventi politici e tecnologici che fin dalla sua fondazione testimoniano l’ingresso della città nell’Antropocene, un vero ecosistema storicizzato.
E visto che ora l’Antropocene è fin troppo presente urge una armonizzazione tra la società umana e la terra.
Pensiamoci subito.

 

Per saperne di più

1. Sette gradini: leggere le scalinate verso la laguna come indicatori dell’Antropocene a Venezia di Giulia Repetti, p. 83, le scalinate sono alla base del Palazzo Businello Giustinian e dell’Abbazia di S. Gregorio.
2. Il giro del mondo nell’Antropocene. Una mappa dell’umanità del futuro di Telmo Pievani e Mauro Varotto, editore Raffaello Cortina, Il documentario Antropocene – L’epoca umana (Anthropocene – The Human Epoch,2018, Canada, regia di Jennifer Baichwal, Nicolas de Peincier e Edward Burtynsky).Cercando su YouTube troverete molti altri simili documentari.

3. La parola, come abbiamo visto significa l’era dell’uomo ed il primo che l’ha informalmente usata e coniata fu il biologo Eugene Stoermer negli anni’80 del secolo scorso. Il termine Antropocene fu poi ufficialmente proposto congiuntamente da Stoermer e dal Premio Nobel per la chimica Paul Crutzen nell’anno 2000 per identificare di questa nuova epoca geologica nella quale viviamo più che mai influenzata dalle attività umane sull’atmosfera.
4. Gli ideatori del libro sono professori e ricercatori di Cà Foscari, ma di vari rami: Cristina Balducci professoressa di Storia dell’arte, i suoi interessi di ricerca riguardano l’archivio come metafora e forma d’arte, le forme di impegno delle arti nell’Antropocene, Shaul Bassi professore della Letteratura inglese con interesse negli studi ebraici e scienze umane per l’ambiente, Lucio De Capitani ricercatore presso Cà Foscari interessato soprattutto ai rapporti tra antropologia e studi letterari e l’ecocritica e Pietro Daniel Omodeo professore di Epistemologia. Con la collaborazione di vari altri autori hanno composto questo libro che parte da Venezia per palesare la visione sulla fragilità del nostro ecosistema globale.